La mente umana ospita evidentemente spazi infiniti, possibilità immense anche se perlopiù inutilizzate perché l’esistenza si irrigidisce subito nel quotidiano, e le possibilità diminuiscono a ogni anno che passa, alcune vaste regioni della mente spariscono e si trasformano in deserto.
Jón Kalman Stefánson – Paradiso e inferno
Ho fatto un sogno durante i giorni di isolamento. Ho sognato di essere proiettata con un razzo nello spazio , di girare intorno alla terra finchè il carburante non è improvvisamente finito. A quel punto ho dovuto paracadutarmi sulla terra con due borse della spesa, lo stretto necessario, in mano. Non ho intenzione di analizzare il mio sogno, posso dire però che al mio risveglio avevo una gran voglia di proiettarmi con il mio corpo altrove, di ritrovare non solo la mia libertà di movimento, ma anche la libertà dello sguardo confinato all’interno delle mie quattro mura.
Sempre in quei giorni pensavo ai bambini e alle famiglie e a cosa potevo fare per proseguire un percorso iniziato con loro, seppure consapevole che non avrei proposto psicomotricità, dal momento che mi mancava l’ingrediente fondamentale: il contatto corporeo.
La riflessione che più mi è stata d’aiuto è che la fatica e il disagio che stavo vivendo io, aveva la stessa causa del disagio di quelle famiglie. Il virus ha colpito tutti, seppure con intensità diverse, scaturite da contingenze diverse. Le nostre storie sono tutte intrecciate da questo potenziale trauma collettivo. Mi sono quindi detta che forse, in questo caso, prima di pensare al bisogno degli altri, dovessi rispondere ad un mio bisogno, provando poi a intrecciare la risposta adatta a me, con la risposta che avrei dato a quei bambini e a quelle famiglie, cercando quindi di costruire un terreno comune di benessere.
Il mio bisogno, come mi aveva suggerito il sogno, era quello di partire, andare lontano, vedere altro, ricercare bellezza fuori dalle frontiere blindate della mia casa; allora ho pensato di proporre ai bambini e alle famiglie un viaggio a tappe per il mondo, chiedendo prima alle famiglie se avessero piacere di seguire questo appuntamento.
Se lo spazio fisico è condizionato, la spazio immaginativo può sempre andare oltre, se la soddisfazione del desiderio è al momento distante, il desiderio in sé e la tensione verso la bellezza possono sempre essere alimentati.
Ogni settimana ho quindi raccolto storie, fotografie, video, testimonianze e materiali di amici viaggiatori e ho realizzato brevi video-racconto, narrando, con la mia voce, luoghi di altrove. Ovviamente ho pensato anche al pericolo della sovraesposizione a dispositivi elettronici, ho dunque realizzato i video brevi, intensi e diluiti nel tempo, invitando le famiglie a continuare la co-costruzione degli immaginari legati a mondi di altrove, di cui i video rappresentavano solo uno stimolo.
Credo che immaginario e educazione alla bellezza vadano costruiti giorno per giorno, attraverso l’azione, il coinvolgimento, la creatività. La bellezza è ricerca, non può essere travasata nelle nostre menti solo guardando un video sul divano. Ecco perché, queste proposte di viaggio virtuale hanno l’obiettivo, anche attraverso alcuni inviti, di far scaturire curiosità nei genitori, per poter co-immaginare insieme ai loro bambini mondi di altrove e una volta costruito quel terreno immaginario comune, legittimarsi alla trasformazione, alla nuova creazione, alimentando insieme la tensione alla bellezza e promuovendo il coraggio di immaginare, vedere e sentire quello che la contingenza del quotidiano non mostra ai sensi.
Di specificatamente psicomotorio ho mantenuto la potenza trasformativa del gioco, l’appuntamento settimanale prende il nome di “Viaggio intorno al mondo con il monopattino” ed è strutturato in questo modo:
- Un viaggio ogni settimana
- Ogni famiglia ha elaborato e trasformato lo stimolo in maniera diversa, restituendo l’elaborazione attraverso racconti, esperienze, disegni, costruzioni di vario tipo
- Io ho rimesso insieme le varie esperienze rimandandole poi al gruppo
In questa maniera ci siamo trovati tutti coinvolti in maniera circolare in un processo partecipato e trasformativo che prevede diversi livelli di elaborazione e rappresentazione
L’evoluzione del processo che sta avvenendo in questi giorni è dato dallo spazio di affermazione che alcuni bambini stanno richiedendo. Diversi mi propongono di co-progettare la successiva tappa del viaggio da proporre al gruppo, tappa in cui vorrebbero, ad esempio, raccontare loro viaggi fatti o che gli piacerebbe fare.
Questa è solo una semplice proposta attivata e come questa ne sono nate diverse in questo periodo…io non credo assolutamente che ci dobbiamo abituare a questo stato di cose e nemmeno dobbiamo pensare ad una psicomotricità alternativa. Ma, come professionisti dell’educazione con risorse e competenze ben specifiche, abbiamo la possibilità di partire dalla crisi, anche dalla nostra crisi, per poter guardare oltre con coraggio e promuovere il benessere nostro e degli altri con le risorse che si hanno a disposizione.
Laura Pomari