Progetti

Abitare la città. Il desiderio e la curiosità dei bambini per la cura della città

La psicomotricità si è sempre occupata di spazio.

Lo spazio di cui ci occupiamo è lo spazio vissuto, luogo per corpi in azione e in interazione.

Durante il periodo della quarantena (primo lock down), abbiamo iniziato a riflettere sulla dialettica “dentro/fuori” ; abbiamo riflettutto sul tema della casa, sulle sue diverse e variegate rappresentazioni legate ai tanti contesti diversi; se da un lato la casa è stata vissuta come “rifugio”, dall’altro sappiamo bene che per tante situazioni si è rivelata una sorta di “prigione” e il rischio di chiusura o ritiro sociale per giovani e meno giovani è stato ed è tuttora alto.

Da qui la necessità e il desiderio di approfondire il tema della dialettica tra  dentro/fuori, casa/città, famiglia/comunità e in fondo Io/Altro, dialettica che dovrebbe rappresentare la base di qualsiasi relazione educativa.

In questa ottica è allora necessario focalizzare l attenzione sul corpo e sul movimento , aspetti necessariamente legati al rapporto con lo spazio.

Vogliamo mettere al centro del progetto la corporeità dei bambini e il loro rapporto con la città, accompagnandoli a  “riappropriarsi” degli spazi cittadini,attraverso percorsi di cittadinanza attiva in collaborazione con le scuole, le famiglie, il territorio.

Diversi sono i riferimenti legislativi che sostengono l’importanza dell’educazione alla cittadinanza  a partire dalle Indicazioni Nazionali e Nuovi scenari (MIUR 2018) alla  Legge n. 92- 20 agosto 2019 relativa all Educazione Civica e,  in particolare, vogliamo citare , tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, l’obiettivo n. 11 che recita “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.

Vorremmo contribuire a dare voce ai bambini rispetto agli spazi cittadini, perchè possano diventare spazi a loro misura, attraverso percorsi basati sul gioco, loro canale espressivo, finalizzati a stimolare curiosità e cura*.

*(le due parole hanno stessa origine etimologica latina che ha due possibili radici; una da COR URAT: che scalda il cuore e l’altra da KU-KAV: guardare/ascoltare ) .

L’idea è di contribuire a raggiungere una maggiore consapevolezza rispetto al proprio ambiente di vita quotidiana (dal percorso casa-scuola, agli spazi di aggregazione, agli spazi esterni ed interni alla stessa scuola), partendo da come lo percepiscono (il focus è proprio sulle percezioni sensoriali, corporee) per poi aiutarli, in base ai loro desideri  e  necessità, ad immaginare miglioramenti, modifiche, progetti innovativi da poter presentare ai Consigli dei bambini nell’ ambito dei Municipi dei quartieri coinvolti e al Comune stesso.

Pur rimanendo aperti e in ascolto rispetto ai desideri che emergono,  riteniamo interessante focalizzare l attenzione su tre aspetti:

  1. spazi circostanti le scuole (zone scolastiche), come spazi da dedicare al gioco, alla socializzazione e per questo da rigenerare prima di tutto in aree pedonali;
  2. Autonomia di movimento dei bambini/e, partendo dalla percorribilità dei tragitti case/scuola;
  3. Individuazione di spazi urbani con l obiettivo di trasformarli in “aule all’aperto”, spazi della città (piccole piazze, angoli verdi, etc) da curare affinché possano essere ospitali per tempi di outdoor education.

Allargare dunque l’orizzonte di “cura”: dalla cura della propria casa, unico spazio vissuto durante il lock down, alla cura condivisa del quartiere e della città, seguendo un approccio psicomotorio basato sul gioco e su linguaggi corporei/analogici come strumenti trasversali e interculturali che aiutano la comunicazione tra bambini, tra bambini e insegnanti, tra bambini e genitori. Intendiamo considerare questi tre soggetti (bambini, genitori e insegnanti) “destinatari- protagonisti” principali del progetto con i quali instaurare, in modi differenti, un rapporto finalizzato all’empowerment.

Una città a misura di bambini è una città più bella, più sicura, più accogliente per tutti gli abitanti, destinatari indiretti del progetto

La metodologia che intendiamo adottare è di tipo esperienziale: da incontri finalizzati al confronto sulla loro percezione della città (il loro “presente”) attraverso uscite mirate sul territorio, alla fase di immaginazione e rappresentazione (attraverso differenti canali espressivi dal teatro, alle arti figurative, alla scrittura…) di spazi nuovi o trasformati (il loro “futuro”). Intendiamo attivare  un’osservazione etnografica partecipante di tutti questi laboratori e delle relazioni che intercorrono al loro interno per restituire attraverso diversi materiali documentari non solo i desideri emersi, ma anche i processi attraverso i quali questi desideri sono emersi e si sono sviluppati. Si prevede un evento finale pubblico in cui i diversi gruppi possano rendere visibili i  processi e i risultati dei percorsi effettuati.

I Bambini e la città. Ripensare gli spazi urbani per abitarli insieme

LA CITTA’ BAMBINA. PER UN’INFANZIA INTERCULTURALE

Il 15 Dicembre 2019 Caracol dedicherà una giornata all’intercultura dell’infanzia. Al mattino, presso la ex chiesetta del parco Trotter, si parlerà di “influenza del razzismo sui bambini” , di “Scuola aperta a tutti e a ciascuno” e anche di esperienze sui territori: il lavoro di psicologi nel mondo e del coro dell’istituto comprensivo di via Palmieri. Il pomeriggio, invece, lo spettacolo “un baule di sorprese….di Natale!” sarà dedicato ai bambini, alle bambine e alle loro famiglie! La giornata si inserisce nella più ampia rassegna “Natale al Trotter”. La città bambina è un evento di #culturabambina, intervento realizzato con il contributo di @comunemilano.cultura nell’ambito del progetto Cultura Città Mondo in collaborazione con ABCittàCodici Ricerca e InterventoCiessevi Milano#quartieri#cittamondo#comunemilano

15 DICEMBRE 2019 RASSEGNA LA CITTA’ BAMBINA. PER UN’INFANZIA INTERCULTURALE